Una donna e sua figlia sono perseguitate dai jinn in L'ombra della paura, affascinante e inquietante horror ambientato in Iran.
Batte bandiera britannica in fase produttiva ma ha la particolarità di essere ambientato in Iran e recitato in lingua persiana L'ombra della paura, horror acclamato dalla critica e disponibile su
Netflix.
Lodi spese a buon ragione visto che ci troviamo dinanzi ad
un'operazione raffinata e intelligente che utilizza il genere per
parlare anche di altro: la trama ha inizio negli anni '80, nel pieno del
conflitto tra Iraq e Iran, con la protagonista Shideh costretta ad
abbandonare il sogno di proseguire gli studi per diventare medico. La
sua partecipazione in passato a moti studenteschi di estrema sinistra le
nega infatti la possibilità di essere riammessa all'università; una
situazione difficile da accettare per la donna che, ancora scossa dalla
morte della madre sei mesi prima, si riflette anche nel rapporto con il
marito e la figlia piccola Dorsa. Quando l'uomo, un rispettato dottore,
viene mandato sul fronte per prestare cure ai feriti e i bombardamenti
su Teheran cominciano a intensificarsi, Shidah si trova ad affrontare
anche l'improvvisa malattia della bambina la quale sostiene di essere
perseguitata dai jinn, entità sovrannaturali da sempre presenti nelle
leggende locali.
Una vera e propria ventata di freschezza nel cinema horror
contemporaneo, opera fortemente politica che sfrutta appieno il genere
con scelte originali in novanta minuti ad alto tasso di tensione
emotiva. Dopo una prima parte che chiarisce con semplici tocchi il
corposo background di Shideh e di un Paese fortemente castrato dalle
rigidi leggi islamiche, nella seconda metà L'ombra della paura
regala sequenze di grande fascino capaci di far sobbalzare dalla sedia
senza abusare dei classici trucchetti tipici del filone ma creando
soluzioni ambientali geometriche e suggestive dall'alone quasi
pittorico. Se il topoi della madre con bambina in una casa
apparentemente infestata può sembrare inizialmente banale, la gestione
dei personaggi si rivela invece l'ennesimo punto di forza della visione,
con intrecci narrativi che cercano di sviare la reale progressione
degli eventi instillando un sano dubbio nello spettatore. Lo stesso si
può dire per le numerose figure di contorno, qui non semplici comprimari
ma elementi fondamentali ai fini del lato mystery di una vicenda
sospesa tra il realismo della guerra (con tanto di rocambolesche fughe
nei sotterranei per scampare ai bombardamenti) e il versante
sovrannaturale. Il tutto in un contesto di puro e fagocitante regime,
con le videocassette vietate dal governo e il rischio di frustate per le
donne scoperte a girare senza il velo. L'emblematico epilogo, che
(senza spoiler) pare precludere definitivamente le ambizioni sociali
della protagonista, è la perfetta chiusura del cerchio di una pellicola
che si apre a più chiavi di lettura in maniera intelligente ed
efficacemente orrorifica.
Fonte: Evereye.it
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