12 ore di buio

sabato 21 gennaio 2017

Meglio fortunati al gioco o in amore? Parte 3 (ultima)

I dadi della signora Ripley - Parte 3 (ultima)

 

Ricapitoliamo: per capire interamente questo mio racconto dovete leggere la PARTE 1 e la PARTE 2. Adesso che avete letto entrambe le parti, posto l'ultima parte de "I dadi della signora Ripley", uno dei dodici racconti che compongono la mia antologia "12 ore di buio" acquistabile qui. Ricordatevi di lasciare un commento (aiutano a crescere) e buona lettura!


TERZA PARTE

«Finisci di raccontarmi la storia?» chiese Jack impaziente. Sharon abbozzò un sorriso che in fondo nascondeva molta malinconia e tristezza.  «Adesso, questi dadi appartengono a te. Vai a Las Vegas e sbancherai ogni casinò sulla tua strada. Ormai a me non servono più, sono molto ricca e ho molti possedimenti giù in New Mexico. Credo proprio che domani partirò per andarmene li. Ti do solo un consiglio: non abusare del potere dei dadi se non vuoi fare la mia stessa fine. Buona fortuna, Jack!» concluse Sharon Ripley incamminandosi verso una Mustang rosa parcheggiata poco più in là. Jack la vide salire e con la stessa rapidità, sparire nel buio della notte a tutta velocità. Si chiese subito di quale fine stesse parlando la signora Ripley: aveva soldi, proprietà. Conduceva una vita agiata di lusso sfrenato e girava per il mondo come lei stessa le aveva raccontato prima. Allora a quale fine alludeva?
Poco male, adesso tocca a me divertirmi. Grazie di cuore, signora Ripley pensò mentre si metteva alla guida della sua Civic e sfrecciava euforico alla volta di Las Vegas. La prima vittima di Jack Forrester fu il Plaza, il più grande casinò della città. In poco più di due ore vinse una fortuna infinita, che sfiorava il milione di dollari. Il meccanismo era sempre lo stesso: con uno stratagemma, distraeva il croupier scambiando i dadi in suo possesso con quelli "normali", immaginava il suo numero in testa e lo dichiarava, vincendo ad ogni mano. Il croupier aveva addirittura perquisito minuziosamente i dadi, trovandoli regolari e non truccati, fra lo stupore generale. Quando l'orologio segnava le due e mezza, Jack non aveva ancora sonno e spinto dall'euforia delle vincite, si recò in un altro casinò. Ripulito anche quello passò al terzo, poi ad un quarto. Solo alle sei del mattino si chiuse nella sua suite lussuosa del miglior albergo di Las Vegas e contò la vincita. Esattamente cinque milioni di dollari. Venne colto dal sonno poco dopo, addormentandosi fra i suoi amati soldi e sognando finalmente la sua storia d'amore con Angie. Quando si risvegliò, erano le undici passate. Il suo sguardo assonnato corse subito al comodino, dove aveva appoggiato i preziosi dadi. Erano sempre lì, luccicanti come la sera prima quando facevano scintille sui tavoli da gioco dei casinò.
Angie, amore mio. Adesso sarà tutto più facile
 Dopo essersi vestito e lavato, saldò il conto alla reception dell'albergo e partì in tutta fretta alla volta di Jackpot. Durante il viaggio, non fece altro che pensare a come dichiararsi ad Angie. Forse bastava un semplice "Ti amo, vuoi sposarmi?" o "Ho vinto una fortuna giù a Las Vegas solo per te, vuoi diventare mia moglie?". Il suo aspetto fisico non lo preoccupava più: oltre alle vincite, quei dadi gli avevano dato anche un'enorme sicurezza in sé stesso. Arrivò a Jackpot nel tardo pomeriggio e la prima cosa che fece fu andare a casa dei genitori di Angie, dove lei viveva. Parcheggiò la Civic nel vialetto di fianco alla casa e vide qualcosa che non gli piacque per niente: proprio vicino ai gradini che conducevano alla veranda dei Walters, vi erano un'infinità di fiori con su attaccati dei biglietti.
Cosa diavolo è successo?
Corse velocissimo, salendo i gradini e trovandosi di fronte ad una macabra sorpresa: un manifesto annunciava la morte di Angie Walters. La foto che la ritraeva sullo stesso era nitida, era proprio la sua Angie.
No, Dio, ti prego... NO!
Bussò con foga alla porta mentre le prime lacrime cominciavano a cadere giù da un ciglio, ma non ebbe risposta. Sentì il campanello di una bicicletta poco distante e vide un giornale volare letteralmente sulla veranda, lanciato da un ragazzino che faceva le consegne per la testata giornalistica locale. Con le mani tremanti, lesse la notizia in prima pagina.
"Morta Angie Walters a seguito di una rapina in banca. La ragazza é stata coinvolta in una sparatoria fra i malviventi e la guardia giurata. Un proiettile le ha attraversato il cervello e non c'è stato nulla da fare per lei. I malviventi sono riusciti a fuggire con una somma incredibile: cinque milioni di dollari. Oggi pomeriggio i funerali si terranno..." Jack non riusciva più a leggere: le lacrime gli appannavano la vista e sentendosi mancare, si sedette sugli scalini del portico, fra i fiori portati alla sua Angie. Quando alzò il capo, vide una figura in lontananza che conosceva bene: dall'altro lato della strada, avvolta in un vestito nero e stretto, c'era la signora Ripley.
«Ti avevo detto di non abusare del loro potere e sei finito come me. Mio marito morì schiacciato da un furgone portavalori contenente la stessa somma che la sera prima vinsi al casinò con quei dadi. Lo amavo più della mia vita e adesso tutti i soldi del mondo non potranno mai rendermi davvero felice» urlò accendendosi una sigaretta. Poi lentamente svanì nel suo stesso fumo, volatilizzandosi nell'aria. Jack ancora intontito da quella catena di tragici eventi, prese d'istinto i dadi che aveva in tasca e li gettò lontano, oltre il giardino dei Walters, dove prima vi era la signora Ripley. Quando pensava di essersene liberato, rimise nuovamente le mani in tasca: le sue dita sfiorarono nuovamente i dadi magici. Non poteva più liberarsene in quel modo: anche lui, come in passato aveva fatto la signora Ripley, avrebbe dovuto donare quei dadi infernali a qualcuno. Fu allora che rovesciò la testa all'indietro cominciando a ridere come un pazzo. Tutt'intorno a Jack Forrester cominciava a diventare buio e oscuro come la sua mente.

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